domenica 23 settembre 2007

IL CASO SECONDO MONOD

JACQUES MONOD



VITA
Jacques Lucien Monod (Parigi, 1910 - Cannes, 1976), biologo di fama mondiale, si laureò presso la Sorbona, divenendo assistente del laboratorio di zoologia della facoltà delle scienze.
Dal 1945 al 1953 diresse il reparto di biologia cellulare dell'Istituto Pasteur di Parigi. Proprio qui Monod condusse le sue fondamentali ricerche sui geni regolatori, per le quali, nel 1965, gli sarebbe stato assegnato il premio Nobel per la medicina e la fisiologia, assieme a François Jacob e André Lwoff.
Nel 1970 ha pubblicato l'opera Il caso e la necessità, divenuto presto un bestseller, nel quale riassumeva le sue idee sui presupposti teorici della scienza e sui rapporti tra conoscenza scientifica e valori umani.
PENSIERO
La concezione di Monod si muove nell'ottica di una rivisitazione della originale teoria dell'evoluzione di Darwin, calandola all'interno di un programma rigorosamente meccanicistico.
Secondo Monod, gli organismi viventi, come pure le singole cellule, non sono altro che macchine che contengono tutte le informazioni necessarie al proprio funzionamento. Essi non sono guidati da un fine esterno, ma da proprietà teleonomiche che li rendono nettamente differenti dalla materia inanimata. L'organizzazione di ogni forma vivente è determinata dal DNA che, attraverso le proteine, trasforma le informazioni in strutture e funzioni biologiche ben definite.
Monod vede nell'organismo vivente una macchina chiusa, un sistema assolutamente incapace di ricevere istruzioni dal mondo esterno. Per questa ragione, ogni modifica al codice genetico, al programma che guida la formazione degli organismi e che è trasmesso alle generazioni successive, non può venire da un'interazione dell'organismo con l'ambiente. Essa deve pertanto avere origine da eventi del tutto casuali, da errori di trascrizione dovuti prevalentemente a perturbazioni di natura quantistica.
Tuttavia, dal momento in cui la modifica nella struttura del DNA si è verificata, essa verrà inevitabilmente e fedelmente riprodotta in moltissimi esemplari dal sistema di replicazione dell'organismo stesso, che opera con necessità inderogabile.
Al totale indeterminismo - il caso - posto alla base dell'origine delle mutazioni, Monod associa quindi una concezione rigidamente meccanicistica riguardante la selezione naturale, che agisce inesorabilmente sulle mutazioni stesse allorché l'organismo si confronta concretamente con un determinato ambiente.
Va comunque rilevato che la pressione selettiva opera anche all'interno dell'organismo: ogni mutazione, infatti, deve inserirsi coerentemente nell'organizzazione funzionale dell'organismo, diretta a soddisfare i bisogni biologici fondamentali. Le mutazioni che riducono la capacità del sistema di funzionare correttamente, vengono eliminate.


JACQUES MONOD
Brani antologici
Caso e necessità
[Le alterazioni nel DNA] sono accidentali, avvengono a caso. E poiché esse rappresentano la sola fonte possibile di modificazione del testo genetico, a sua volta unico depositario delle strutture ereditarie dell'organismo, ne consegue necessariamente che soltanto il caso è all'origine di ogni novità, di ogni creazione nella biosfera. Il caso puro, il solo caso, libertà assoluta ma cieca, alla radice stessa del prodigioso edificio dell'evoluzione: oggi questa nozione centrale della Biologia non è più un'ipotesi fra le molte possibili o perlomeno concepibili, ma è la sola concepibile in quanto è l'unica compatibile con la realtà quale ce la mostrano l'osservazione e l'esperienza. Nulla lascia supporre (o sperare) che si dovranno, o anche solo potranno, rivedere le nostre idee in proposito.
[da Monod, Il caso e la necessità, Mondadori, Milano, 1974, pag. 113]

Gli eventi iniziali elementari, che schiudono la via dell'evoluzione ai sistemi profondamente conservatori rappresentati dagli esseri viventi sono microscopici, fortuiti e senza alcun rapporto con gli effetti che possono produrre nelle funzioni teleonomiche.
Ma una volta inscritto nella struttura del DNA, l'avvenimento singolare, e in quanto tale essenzialmente imprevedibile, verrà automaticamente e fedelmente replicato e tradotto, cioè contemporaneamente moltiplicato e trasposto in milioni o miliardi di esemplari. Uscito dall'ambito del puro caso, esso entra in quello della necessità, delle più inesorabili determinazioni, La selezione opera in effetti in scala macroscopica, cioè a livello dell'organismo.
[da Monod, op. cit., pag. 119]

Il meccanismo della traduzione è assolutamente irreversibile. Non si è mai constatato, e d'altronde non sarebbe concepibile, un trasferimento d'informazione in senso inverso, dalla proteina al DNA. Questa nozione si basa su una serie di informazioni oggi complete e sicure e le sue implicazioni, soprattutto nella teoria dell'evoluzione, sono molto importanti tanto che si deve considerare uno dei principi fondamentali della biologia moderna. Ne consegue che l'unico meccanismo possibile atttraverso il quale le strutture e le prestazioni di una proteina potrebbero venire modificate e tali modificazioni trasmesse, anche parzialmente alla discendenza, è quello che deriva da un'alterazione delle istruzioni contenute in un segmento della sequenza del DNA. Non si può, invece, concepire alcun meccanismo in grado di trasmettere al DNA una qualsiasi istruzione o informazione.
[da Monod, op. cit., pagg. 110-111]

Per la teoria del giorno d'oggi l'evoluzione non è affatto una proprietà degli esseri viventi, in quanto ha le sue radici nelle imperfezioni stesse del meccanismo conservatore che, invece, rappresenta il loro unico privilegio. Si deve dire quindi che la stessa fonte di perturbazione, di "rumore" che, in un sistema non vivente, cioè non replicativo, abolirebbe a poco a poco ogni struttura, è all'origine dell'evoluzione nella biosfera e giustifica la sua totale libertà creatrice, grazie a questo "conservatorio" del caso - la struttura replicativa del DNA - sordo sia al rumore sia alla musica.
[da Monod, op. cit., pag. 117]

Per un'etica della conoscenza
Nell'arco di tre secoli la scienza, fondata sul postulato di oggettività, ha conquistato il suo posto nella società: nella pratica ma non nelle anime. Le società moderne sono costruite sulla scienza. Le devono la loro ricchezza, la loro potenza e la certezza che ricchezze e potenze ancora maggiori saranno in un domani accessibili all'uomo, se egli lo vorrà [...].
Le società moderne hanno accettato le ricchezze e i poteri che la scienza svelava loro; hanno appena inteso ma non accettato il messaggio più profondo della scienza: la definizione di una nuova e unica fonte di verità, l'esigenza di una revisione totale delle basi dell'etica e di una rottura radicale con la tradizione animistica, il definitivo abbandono della "antica alleanza", la necessità di stringerne una nuova. Provviste di ogni potere, dotate di tutte le ricchezze che la scienza offre loro, le nostre società tentano ancora di vivere e di insegnare sistemi di valori, già minati alla base da questa stessa scienza.
[da Monod, Il caso e la necessità, Mondadori, Milano, 1970, pagg. 136-7]